la nord del Petit Dru lungo l'avvicinamento |
la Ovest con la cicatrice del Pilastro Bonatti |
tramonto al Rognon des Drus |
la severa parete nord dell'Aiguille Sans Nom |
il Petit Dru in versione "torre di Sauron" |
Davide conduce il primo tiro del Diretto |
Sul secondo tiro la placca delicata di M6 al momento è ricoperta da un placage sottile ma buono |
grande verticalità |
battagliando tra passi di dry e movimenti da Offwidth |
un momento sognato per anni |
la spettacolare uscita su neve e ghiaccio |
vuoto Verdoniano |
il tiro dopo il chiave |
una placca delicata sul tiro della S |
nella parte finale della goulotte |
alla breche |
vittoriosi al Rognon nell'invincibile tendina della quechua |
la temibile risalita del couloir de la Poubelle carichi come asini |
La parete nord del Petit Dru ha una forma meno slanciata della Ovest ma ha un suo fascino severo e primordiale.
Scura, fredda e smaltata di ghiaccio ma con una verticalità e una continuità notevoli.
Col mio inossidabile amico Chris abbiamo provato due anni fa la classica via Allain. Eravamo arrivati a due terzi, lottando con le fessure ancora piene di neve inconsistente e con le difficoltà sempre continue. Dopo un gelido bivacco (passato a strusciarci schiena contro schiena per il freddo e valido per un meritato "Premio Bofrost"), ci eravamo stufati di trovare lungo ed eravamo scesi.
Non eravamo riusciti ma era stata una bella esperienza e ci aveva permesso di capire bene la logistica e il tipo di scalata.
Quest’inverno con Davide controlliamo costantemente le condizioni e scopriamo della possibilità di fare il couloir nord diretto che non è in buone condizioni dal 2015.
Cerchiamo così di macinare cascate , misto e dry per arrivare pronti.
Arriviamo così finalmente alla biglietteria di Argentiere muniti di ciaspole ( per evitarci il peso del doppio scarpone e delle pelli) e abbiamo una bella sorpresa… l’accesso alla cabinovia è vietato ai pedoni. Tutto perché bisogna scendere una pista rossa per raggiungere il troncone successivo.
Nonostante la nostra insistenza non c’è verso. Le regole sono queste.
Dopo lo sconcerto iniziale, ci rassegniamo ad affittare degli sci nel negozio lì vicino e fortunatamente i ragazzi che ci lavorano sono davvero gentili e ci vengono incontro.
Riusciamo così ad arrivare faticosamente alla base della parete e ci sistemiamo lussuosamente con l’inossidabile tendina primo prezzo del decathlon.
Il tempo di fondere un po’ di neve è il Dru si tinge di rosso per poi sprofondare nelle tenebre.
La luna che fa capolino sopra la vetta sembra un po’ l’occhio di Sauron.
Vediamo delle frontali alte sull’Aiguille sans Nom che lottano su difficili tiri di misto e non li invidiamo per niente!
Nella notte rientrano un paio di cordate che confermano le buone condizioni del diretto su cui si sono calati.
Partiamo poco dopo le 4 e abbiamo la fortuna di essere soli. La parte iniziale scorre bene in conserva grazie alle pendenze contenute e all’ottima neve.
Inizia ad albeggiare quando arriviamo alla base dei tiri del Diretto.
I primi due sono facilitati dal buon placage e richiedono un po’ di determinazione in alcuni passi ma si lasciano salire rapidamente.
Arriviamo alla base di una fessura camino in parte ghiacciata dall’aspetto piuttosto apocalittico.
Davide lotta un metro alla volta per superare questo lungo tiro . La prima parte ha diversi passaggi in camino poi segue una difficile sezione con dei passi in dry strapiombanti coi ramponi spalmati sulla roccia. La parte finale sarebbe più semplice ma le picche più volte incidono la neve non sempre compatta regalando grandi emozioni.
Salgo da secondo con lo zaino e per quanto non abbia molto senso nel contesto dove siamo, tengo duro e cerco di scalare il tiro pulito.
Arrivo in sosta tritato ma in libera e guardo il tiro chiave che mi aspetta.
Sono bello cotto e non so quante possibilità ho ma è una vita che sogno di salire questo tiro in libera. Avrò visto il video di Ueli Steck cento volte!
Parto senza pretese deciso più che altro a passare. Con calma guadagno faticosamente metri nella fessura offwidth.
Ci sono diversi passi difficili ma trovo ogni volta la soluzione e raggiungo un buon riposo appena prima dell’uscita su ghiaccio. Piazzo tutte le protezioni che riesco e attacco l’uscita che è su ghiaccio e neve strapiombanti.
Scalo deciso questo tratto incredibile e superaereo e mi ritrovo in sosta, colmo di gratitudine per questo momento sognato per anni.
A Davide tocca l’ingrato compito di salire con lo zaino per metà tiro finché riesco a calargli un capo della corda a cui attaccare la zavorra.
Riparte poi su un tiro apparentemente banale ma che riserva un bel runout su neve non sempre buona e a 95 gradi..
Siamo così nella parte superiore del canale ma non riusciamo mai a correre per via della neve non sempre perfetta e alternata a ghiaccio duro.
Troviamo ancora lungo sul tiro della s, tra neve inconsistente e un’ infida placca di roccia .
La goulotte superiore non è mai difficile ma sembra non finire mai.
Finalmente arriviamo alla breche e dopo un po’ alla madonnina in cima al Petit Dru.
Tutto si tinge di rosso in questo magico tramonto invernale e la vista spazia su tutto il massiccio.
Sarebbe tutto stupendo ma la discesa ci preoccupa e fa decisamente freddo.
Fortunatamente le doppie filano lisce tranne l’ultima che si incastra su una piccola lama .
Ci lascio così una delle mie mezze nuove fiammanti in questa salita da un milione di euro!
Rientriamo così abbastanza devastati ma felicissimi alla nostra fida tendina.
La notte trascorre senza mietere vittime ma il ritorno alla civiltà richiede ancora parecchie energie tra sciate nella crosta con zaini giganti e la risalita del canale.
L'alpinismo ancora una volta ci fa apprezzare le piccole cose: sedersi, togliersi gli scarponi, bere un litro di birra e mangiare un enorme panino al Poco Loco.
Rientriamo carichi di questa bellezza che non stufa mai. Grati per aver vissuto ancora una volta un piccolo inutile sogno.