VIA LECCO/ GRAND CAPUCIN ago 2024 (con RELAZIONE)



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avvicinamento alla dulfer coi piedi di teflon



alle prese col diedrone di 40m di 7a. tiro a 5 stelle




Ali in uscita dal diedrone





il bel tiro di 6c+ dopo il diedrone di 40m



tallonaggi di dubbi utilità

la molesta fessurina di 6b di Elixir



all'improvviso un Nizzero

Questa volta lascio il racconto ad Alice:

È arrivato agosto, quel momento dell’anno in cui il mio stato di forma in arrampicata si può riassumere in poche parole: culo grosso e braccia piccole.
Ma la voglia di scalare assieme è tanta e, dopo le solite contrattazioni (se la via è dura, almeno che ci sia poco da camminare), scegliamo di tornare al Gran Capucin, questa volta sulla via Lecco.
Già sui primi ruspanti tiri dell’attacco Bonatti Barzaghi soffio come un mantice (“ma non dovevo essere acclimatata?!”). Sarà che salire con la prima funivia a noi liguri gioca sempre brutti scherzi.
Poi inizia la via Lecco vera e propria, soffiamo entrambi ma siamo comunque veloci. La fatica lascia poco spazio per il bel gioco e personalmente mi attengo alla strategia “se non passo subito in libera mungo selvaggiamente”.
I due tiri più duri li fa Pietro e li sbaglia per poco a vista, peccato, mentre io da seconda mi arrangio senza scrupoli e alla domanda “sei riuscita in libera” rispondo “più o meno”.
Comunque devo dire che mi sono divertita, stando al principio che divertirsi non deve essere per forza divertente, e siamo anche riusciti a prendere la funivia aggiudicandoci una buonissima pizza al ristorantino dal parcheggio della skyway.
La via Lecco è veramente una gran linea diretta, con una scalata atletica e a tratti tecnica: un must per gli amanti delle fessure a incastro.