GRASSI MENEGHIN AL PILASTRO VINCENT (con Relazione) giugno 2022

 

                                                               
                                                              




E se l'avvicinamento al pilastro fosse esso stesso il pilastro...

smutandata preventiva. estetica discutibile ma molta efficacia


l'avvicinamento è un bel mazzo ma l'ambiente non è malaccio


da qualche a parte a puttemburgo si intravede il pilastro..

a 2600m si possono finalmente mettere le braghe senza cuocere..

la Ali si gode il suo momento di down mentre io l'ho superato e mi sono ringalluzzito

ambientino
a pochi metri dalla capanna 


l'epico scenario dell'alba




l'Arata nonostante il carico va su come un gianfuretto


ottomila funghi in un metro...





diedri di roccia top


la roccia bella si spreca.. sembra il meglio della sud del Corno Stella

L'Arata si spiaggia sulla cresta finale


prima dell'ultimo pendio

al  colle



l pilastro Vincent lontanissimo domina la valle di Alagna, fiero del suo gneiss solido e lavoratissimo in mezzo a pile di piatti e seracchi che crollano.

Tra le sue raffinate credenziali spiccano la facile discesa, l'esposizione a sud e il poco affollamento o meglio la totale assenza di forme di vita, se si eccettuano gracchi e licheni, nel raggio di svariati chilometri nonostante le difficoltà assolutamente classiche.

In questo mondo tuttavia nulla è gratis e tanta bontà va guadagnata in qualche modo. In questo caso purgandosi con un onesto e interminabile avvicinamento di circa sei ore solo per arrivare al bivacco da cui si parte.

Il tutto ha inizio al parcheggio del Wold, funestato da un caldo torrido per cui partiamo col collaudato e inguardabile look equilibrium+ mutande che terremo fino a quota 2600m.

L'avvicinamento alla capanna nel nostro caso si rivela il passaggio chiave dell'intera salita tra il caldo malefico , gli zaini pesanti (per via come sempre del troppo cibo "gourmet" che abbiamo portato) e un guado expo che ci costringe a tirare fuori la corda.

A turno abbiamo entrambi un momento di down ma in qualche modo arriviamo alla capanna Gugliermina seppur un po' provati.

Senza tante cerimonie ci ingozziamo nel minor tempo possibile e ci mettiamo lunghi.

L'avvicinamento del secondo giorno scorre in un paio d'ore grazie agli zaini ben leggeri e alle ottime condizioni generali del ghiacciaio.

All'alba tutto si tinge di rosso e l'ambiente attorno a noi è veramente spettacolare e selvaggio.

Superata la terminale e il canale iniziale di roccia e neve, finalmente ci mettiamo le scarpette e iniziamo ad arrampicare. Al confronto con l'avvicinamento la via si rivela una mera formalità.
La roccia è davvero magnifica e i tiri si susseguono, mai difficili ma sempre molto belli. Percorriamo la bella cresta finale, ammirando con reverenza i seracchi sospesi a sinistra del pilastro e superiamo l'ultimo torrione.

Un breve pendio nevoso ci porta al colle Vincent e alla civiltà.

Rapidamente scendiamo a punta Indren e arriviamo appena prima delle 12.30 in tempo per prendere la funivia per i Salati. In compenso rimarremo a lungo spiaggiati lì ad abbrustolirci sotto il sole implacabile in compagni di altri alpinisti e amici in attesa della misteriosa corsa singola della funivia fino ad Alagna.

La funivia infatti dal lato di Alagna non osserva ancora l'orario regolare ma fa una sola corsa al giorno. 

Il tutto si rivelerà molto casereccio con noi, oramai ustionati in attesa da alcune ore e il personale sbarcato da Alagna impegnato in lavori di ogni tipo per preparare il bar della funivia all'apertura. 

In qualche modo comunque raggiungeremo la bella e tranquilla Alagna coi suoi 32 gradi all'ombra, soddisfatti per questa bella salita in un angolo davvero selvaggio del Monte Rosa. 

Qualche giorno di riposo e inizia il mio modulo di formazione in alta montagna del corso Guide.