PARETE NORD CERVINO - VIA SCHMIDT (CON RELAZIONE) ott 2021

 

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tracciato autoprodotto della via


partiti da poco da Trockener Steg



sul pendio iniziale



ormai nei pressi della rampa

casino all'imbocco della rampa!






inizia il tappo ispanico! 

Davide sul secondo tiro della rampa

partenza su roccia sul terzo tiro della rampa

arrivando alla terza sosta

breve tratto di misto delicato sul 4 tiro della rampa

un bel tratto su ghiaccio sottile e detriti su L5 (che dividiamo in due tiri rispetto alla relazione)

il tiro di M5 del camino (L5)

io nel camino

il camino dall'alto

L6

a sinistra della sosta 6 goulotte enorme da NON seguire!

il tiro che porta alla cascata

verso la cascata

la cascata (L9)



uscita della cascata

sorpasso sugli spagnoli su L10

la goulotte dell'undicesimo tiro


dodicesimo tiro
sui pendii finali, un attimo prima che sopraggiungano il buio e la nebbia

            

preparativi per scendere

col sole è un'altra cosa!

finalmente sulla terraferma!


La nord del Cervino è senz'altro uno dei miei sogni alpinistici più vecchi.
Tantissime volte ho sognato di percorrerla e negli ultimi anni, dopo aver salito le nord dell'Eiger e delle Jorasses, era diventata un po' una fissa.
Ricerche come "matterhorn webcam" o " meteo monte cervino" erano quasi costanti sul mio cellulare.
Oltretutto non è sempre così semplice trovare le giuste condizioni in questi ultimi anni in cui le nord hanno preso il brutto vizio di essere sempre secche.
L'anno scorso a giugno era stata salita la settimana prima ma il caldo ha respinto me e la mia amica Kirsty ancor prima di attaccare. 
Chiusi nella nostra tenda sotto una fitta pioggia, abbiamo capito che non era proprio il caso.
Da maggio di quest'anno ho seguito costantemente la parete e finalmente è arrivato il momento buono per metterci naso. 
A settembre con Ale, Chris e Davide ho avuto la fortuna di togliere un po' di ruggine dalle piccozze e di attivare il polpaccio sulla Grassi Bernardi alla Roccia Nera.
Poi dopo un po' di riposo ecco spuntare timidamente qualche info sulla nord.
Dalle foto non sembra malaccio e il meteo da alta pressione per molto tempo.
Con Davide per allenarci e acclimatarci facciamo un giro domenica sulla sempre bella cresta est al Monviso.
Passano tre giorni frenetici a lavoro e finalmente il giovedì partiamo.
Purtroppo Chris non è con noi perchè non è riuscito a liberarsi e andremo in tre.
Dopo un lungo viaggio arriviamo a Zermatt e al Trockener Steg. 
C'è un po' di stanchezza ma l'animo vola leggiadro grazie ad otto etti dell'epocale focaccia del panificio Priano di Genova Voltri divorata in macchina.
Ci incamminiamo verso l'Hornlihutte che raggiungiamo in meno di tre ore. 
Putroppo saremo tutt'altro che soli visto che ci sono altre quattro cordate interessate alla Schmidt.
Nel trambusto dei preparativi accade un fattaccio. Un ragazzone sudafricano salta giù dal letto castello e si ferisce gravemente l'avambraccio con un attaccapanni a parete metallico..
La ferita è brutta ma fortunatamente l'emorragia si ferma. Chiamiamo l'elicottero e lo aiutiamo a prepararsi lo zaino. Per loro la nord finisce qui e gli auguriamo di guarire presto.
Quanto è facile farsi male..
La notte trascorre con una punta di inquietudine e ben presto viene il momento di partire.
Alle quattro lasciamo il rifugio e ci incamminiamo. 
Lungo il pendio iniziale recuperiamo le cordate partite un'ora prima dal rifugio.
La neve è dura e c'è qualche tratto in ghiaccio ma il polpaccio resiste ancora benino. 
Arriviamo tutti compatti alla base della rampa e ci accodiamo disciplinatamente dietro gli altri visti i pochi punti buoni per sostare.
Purtroppo la cordata di spagnoli subito davanti a noi si rivelerà da subito ben lenta facendoci perdere ore preziose nei vari tiri centrali.
Chiediamo gentilmente di passare ma piuttosto che farci andare, questi fanno dei conservoni maldestri col secondo (che va sempre da secondo) che sta come d'autunno sugli alberi le foglie e il primo che si trascina la corda tra attriti improbabili.
Senza prenderci rischi strani non abbiamo modo di superarli e intanto le altre due cordate prendono distanza.
Davide ci guida lungo la rampa. Io faccio il tiro del camino di M5 e quello dopo che si rivelano belli e non estremi. Poi va avanti Ale per qualche tiro. 
Le ore scorrono impietosamente nel freddo della nord e iniziamo a renderci conto che andremo ben lunghi come orario.
Siamo alla cascata di ghiaccio, verso la fine delle difficoltà. Questa ci offre una bella arrampicata con un tratto su ghiaccio verticale con degli ottimi agganci. 
Litighiamo con gli spagnoli alla sosta sopra la cascata e all'ennesimo rifiuto di farci andare, Ale supera il primo e io e Davide li passiamo sopra alla meglio in un groviglio di corde, protezioni e imprecazioni.
L'uscita sembra ad un palmo ma non lo è. Passo in testa tutto gasato e convinto di far partire un glorioso conservone verso la cresta di Zmutt ma il Cervino ha altri programmi..
Cala la nebbia e poi la notte. Tutto inizia a ghiacciare e a produrre galaverna e i pendii non finiscono più. Neve inconsistente e pile di piatti qua e là ravvivano l'atmosfera mentre saliamo proteggendo poco e male. Ad un certo punto rinvio, quasi con una punta d'umorismo, un trefolo che emerge dal ghiaccio. 
Finalmente alle 20:40 siamo sulla cresta di Zmutt battuta da un vento gelido.
Ci riorganizziamo e ci vestiamo il più possibile dietro ad un torrioncino che ci ripara dal vento prima di inoltrarci lungo la cresta. 
Poco prima delle dieci di sera tocco la stessa croce di ferro che il grande Walter strinse al petto dopo il suo viaggio infinito e i ragazzi mi raggiungono.
L'emozione è tanta ma il freddo prevale. La discesa sarà il consueto calvario nell'ambito di una salita passata da diverse ore in modalità lotta con l'alpe. 
I tempi si dilatano, la disidratazione e il freddo fanno il loro lavoro ma siamo lucidi e attenti. 
Pian piano perdiamo quota e non esitiamo a fare qualche doppia in più vista la stanchezza. Abbiamo recuperato un'altra cordata di spagnoli che ci precedeva di alcune ore e scendiamo tutti insieme.
Alle 4:00 siamo dentro la Solvay e riusciamo a buttarci malamente in tre in un letto.
La mattina fondiamo quello che riusciamo e scendiamo il resto della cresta con calma in tre ore e mezza riscaldati da un tiepido sole. 
Ammiriamo soddisfatti la parete salita e un pensiero va al buon Bonatti, alla sua forza inesauribile e alla sua volontà indomabile nel tracciare quella linea perfetta a destra della Schmidt. 
Contenti per la bella avventura vissuta insieme, un po' tritati ce ne ritorniamo nella nostra amata Liguria.

Un po' di apprensione ci accompagnerà nei giorni successivi per il destino di quegli spagnoli, a tratti un po' infamoni, che ci fecero da tappo e che finirono per farsi una bella pennichella al fresco quella notte. Tuttavia sbirciando sui social abbiamo avuto modo di constatare che sono sopravvissuti e in salute.
Om shanti om  🙏