GERVASUTTI GAGLIARDONE- EST JORASSES 15 agosto 2020


look equivoco per scampare il caldo nella salita al bivacco


ore 22:00 pronti a partire



L1


la rampa di L3

io e Gian Luca sotto la caratteristica doppia fessura

Gian Luca sui primi fisici metri


L'inizio della placca capolavoro del Giusto! 

Spalmi mellici e corda lasca sotto i piedi. Gervasutti era superiore!!


traverso verso destra a prendere il diedro

Un magnifico e  per nulla banale diedro 


erogando e sbuffando sulla dura fessura splitter della variante


Un diedro su grandi blocchi che conduce alla base del tiro di artificiale

Federica Mingolla ci saluta dalla sosta

Marco si diletta sul tiro di artificiale

sempre Marco ci conduce fuori dalle ultime placche godendosi tratti bagnati e vetrati


Partiti con altre idee visto il meteo inizialmente incerto, alla fine con Marco e Gian Luca decidiamo di lanciarci in questa avventura. A differenza di altre vie storiche come il pilone o la Walker che vengono ripetute molte volte ogni anno e su cui si trovano miriadi di informazione la Gervasutti conserva ancora oggi un minimo di mistero.
Arrivati al bivacco siamo soli e cerchiamo di dormire qualche ora. La partenza è programmata ad orari inverecondi vista la complessità dello zoccolo.
Accompagnati da un breve acquazzone arrivano anche Leo Gheza e Federica Mingolla che vogliono ripetere "Il giovane guerriero", la via aperta da Matteo Della Bordella, Matteo Pasquetto e Luca Moroni la settimana prima e dedicata a Matteo Pasquetto morto in discesa.
Poco dopo arriva anche una coppia che sperava di godersi un po' di intimità in questo nido d'aquila invece di trovarsi una manica di alpinisti dalle sveglie improbabili.
Alle 22 dopo aver totalizzato 4 ore di sonno in tre si parte verso il col des Hirondelles.
Il ghiacciaio è ok e arriviamo al colle bene. Si inizia lo zoccolo poco evidente in generale, criptico di notte e muovendosi a tiri in tre. Lentamente la corrazzata avanza nelle tenebre, noncurante della roccia gelida e raggiungiamo prima dell'alba una comoda cengia sotto la parete vera e propria. Ci concediamo una bella pausa a bere thè e prendere freddo a gratis in attesa del sole.
Iniziamo così la parte centrale della via con Gian Luca in testa. Granito top e fessure fisiche specie per i poveri secondi che scalano belli zavorrati. Un piccolo errore lo risolviamo con una breve doppia e ci ritroviamo sulla retta via. Superiamo una doppia fessura fisica e molto bella e ci ritroviamo alla base di una placca di splendido granito.
Qui il Giusto in apertura ha dato il bianco! Noncurante della cengia sottostante, con grande ardimento e sprezzo del pericolo ha superato un bel tratto expo in puro stile mellico per guadagnare un diedro.
Io lo emulo con più timore che ardire nonostante le Miura al posto delle scarpe di feltro...
Seguono un diedro magnifico e una fessura splitter a mano stretta bella impegnativa ma breve.
Cambio della guardia e passa in testa Marco a godersi i tiri finali. Un diedro di enormi blocchi che suonano, un tiraccio di artificiale e le placche finali. Su queste ultime bagnato e vetrato in quantità sufficienti a infastidire il capocardata ma non da impedire il passaggio!
Nel frattempo Federica e Leo con cui abbiamo condiviso la salita dello scudo (partendo 5 ore prima e scalando su quattro gradi in meno...) escono poco prima di noi e si dileguano all'orizzonte.
Grandissimi e di grande ispirazione. Livello, passione, simpatia e un approccio cazzuto e leggero a queste grandi vie!
Verremo a sapere che intorno alle 22 erano impegnati a mangiare un hamburger.
Per la corrazzata a tre la questione sarà ben più macchinosa ma il freddo ci dissuaderà da ogni vaga idea di bivaccare. Alle otto di sera siamo in cima alla Valcher (più leggeri del mio cellulare abbandonato sulla cresta di Tronchey..) ben consapevoli di essere ben lontani dalla meta.
Lenti ma inesorabili arriviamo al Boccalatte dopo un'intera nottata all'insegna del ravano intorno alle 5 del mattino.
Veniamo accolti come sempre con gentilezza. Qualche ora di sonno, una colazione potente a base di pasta al ragù e una bella chiaccherata ci rimettono in quadro. Torniamo così a valle e alle nostre vite felici di avere vissuto un'avventura e realizzato un sogno sulle tracce del Fortissimo.
Un grazie ai miei compagni d'avventura e al mitico Franco Perlotto e alla sua collaboratrice per l'accoglienza super.
Un pensiero e un grande abbraccio per Matteo Pasquetto, la sua famiglia e i suoi amici.