VIAGGIO AL CENTRO DELLA PERA- PILASTRO A PERA - MARGUAREIS (VIA NUOVA CON RELAZIONE) agosto 2019



il pilastro


Hotel Pera


il secondo tiro

Alice sul terzo tiro

risalendo la fissa sul primo tiro

la rampa del quarto tiro

Alice sul finale di L4

quinto tiro

il finale sorprendemente sano del quinto tiro




sul sesto tiro finisce la linea classica e ci si addentra nel muro

vista dall'alto sul sesto tiro

temporali pomeridiani? vai di terrassin purtatile







risalendo la fissa lasciata durante il primo tentativo


settimo tiro



il tiro di A3


Alice su L9

l'offwidth di L10

il picciolo della Pera

sui pendii finali. la pera sullo sfondo



vetta del Castello delle Aquile

L'Arata vittoriosa col suo imbrago da 40kg

L'alpinismo di ricerca (dei guai..)
Il pilastro a Pera è stato un sogno, una vera avventura. 
Una parete che coglie subito lo sguardo nella bastionata del Marguareis, difesa da uno zoccolo ripido e pieno di mughi degno delle Pale di San Lucano. 
Ovviamente non è sfuggita allo sguardo attento di amanti del Marguareis come Andrea Parodi , Fulvio Scotto e Gabriele Canu e altri.
Tuttavia l'aspetto repulsivo della parte centrale del pilastro, unito alla conoscenza dello stile di scalata (se così si può chiamare) del Marguareis ha fatto si che le prime vie aperte sulla struttura si sono sviluppate sui bordi dello stesso.
Guardando al centro del pilastro, se in basso c'è qualche linea logica, in altro c'è un muro  lievemente strapiombante che offre solo incertezze. 
Io da tempo avevo archiviato la salita nei sogni temendo si trattasse di un' enorme rogna come del resto è stata. 
Alice invece attraversava un momento di grande motivazione ed entusiasmo unite ad un insano ottimismo, ingredienti fondamentali per affrontare un viaggio del genere.
Così mi sono lasciato convincere e abbiamo deciso di fare un "assaggio" senza caricarci troppo di materiale e di speranze, per vedere da vicino il mostro.
Abbiamo attraversato l'ostico zoccolo sfruttando i generosi pini mughi  e vincendo il  muro finale di erba ripidissima ma gradinata. Persi nella nebbia, fuori dal mondo, con echi lontani di musica rock proveniente dal Garelli abbiamo dato il via all'assaggio.
Tre tiri tutti fastidiosissimi e ricchi di pathos tra l'erba resa umida dalla nebbia, la roccia non proprio ineccepibile e le protezioni sempre creative.
Soddisfatti abbiamo lasciato una corda fissa e siamo tornati alla civiltà.
Ricaricati i neuroni, siamo tornati carichi come asini di ogni diavoleria possibile e immaginabile per progredire verso l'alto.
Abbiamo passato una splendida notte nel fantastico Hotel Pera ed è ripresa la battaglia. Con due lunghezze di stampo classico abbiamo raggiunto dei terrazzini erbosi spioventi. Al di sopra un muro di roccia dubbia con poche linee evidenti. Sono salito quasi da subito in artificiale e lentamente ho guadagnato una decina di metri. Sopra di me la fessura sembrava arrampicabile così mi son dato alla libera per qualche metro, tranquillo come chi ha un gatto randagio attaccato alla schiena. Guadagnato un buon piazzamento per il friend del 4 , ho tirato su il trapano e piazzato un bel fix di sosta. L'Arata da seconda, è salita spavalda in libera senza capire le mie pene.
Ripartita calda come un boiler in libera e su roccia a dir poco dubbia, ben presto ha capito che il terreno richiedeva un approccio più conservativo e tanti chiodi e chiodini. Pian piano ha guadagnato una nicchia dove far sosta ma l'ora era tarda e eravamo entrambi un po' sovrastati, per non dire fusi ,da questa scalata sempre troppo ricca di suspense. 
Ci siamo ritirati lasciando una corda fissa e raggiungendo un prato pensile. Da lì con un traverso abbiamo raggiunto del terreno più semplice e siamo tornati a casa.
Col passare dei giorni, lontani dal pericolo, i neuroni si sono ricaricati così come la motivazione e siamo tornati sul luogo del delitto. 
Le previsioni davano temporali pomeridiani, così abbiamo montato un capo in portaledge alla base della corda fissa per rifugiarci rapidamente qualora il tempo fosse peggiorato.
Alice  ha ripreso la sua lunghezza e lenta ma inesorabile l'ha completata. Ne è uscito un tiraccio con passi obbligati fino al VII+ e qualche tratto in artificiale su una roccia dalle forme belle ma dalla tenuta variabile... 
Il giorno dopo mi sono confrontato con un muro strapiombante compatto di una quindicina di metri. Un metro e uno spavento alla volta sono salito in artificiale riuscendo fortunatamente a mettere anche dei chiodi decenti nel mucchio. Dopo un momento di stallo appeso ad un cliff, ho scovato dei piazzamenti per dei pecker e infine un tricam buono. Con un'ultima ribalta su lame traballanti mi sono raspato su un gradone e ho fatto sosta. 
Ci siamo guardati con complicità credendo di essere fuori, invece abbiamo trovato ancora un traverso infame su placca e un offwidth corta ma tignosa con dei blocchi instabili.. 
Abbiamo raggiunto il "picciolo" della Pera e in breve la vetta del castello delle Aquile. Scesi al furgone devastati abbiamo ancora dovuto lottare con la perdita delle chiavi dentro il parafango che ci ha regalato ancora mezzora di suspence..
Infine il furgone si è concesso con le sue birre, le sue sedie, le sue cibarie e il suo enorme letto.
Nella notte la pioggia ticchettava rumorosamente sulle lamiere ma ancora un compito doveva essere svolto.. 
Il temibile recupero del portaledge, lasciato montato per far prima (e fortunatamente scampato alla sassaiola provocata durante la salita) ci attendeva.

Questa salita è stata un regalo della montagna. Sarebbe bastata una fessura o una tacca di meno e probabilmente non saremmo riusciti a passare. 
Ma il pilastro è stato benevolo. Ci ha chiesto tanto ma ci ha anche offerto quanto bastava per passare e svelare un poco alla volta i suoi misteri.
E vivere tutto questo con Alice è stato un altro dono.