DIEDRO COZZOLINO- PICCOLO MANGART DI CORITENZA (CON RELAZIONE) agosto 2015




Gruppo vacanze piemonte

Fulvio alle prese con i primi tiri un po' umidicci







La variante su placca che evita il tratto centrale del camino


il tratto chiave

un tratto in spaccata che Fulvio supererà con un'apertura a 180° che Nureyev scansati!




le fessure che portano alla cengia finale

Fulvio e Serafino in sosta



Tramonto sulla cengia

Il wuberico sfoggia un gommone in cima


Facce da telo termico

Facce da sacco a pelo

Gli eroi semiassiderati all'alba



Una curiosa combinazione di eventi ci porterà ad esser in 6 divisi in due cordate su questo mitico itinerario. Un infinito viaggio in macchina ci conduce nell'accogliente rifugio Zacchi, luogo decisamente fuori dalle rotte abituali dell'alpinista ligure, dove consumiamo una robusta cena. 
Il giorno seguente la salita scorre senza troppi intoppi eccetto una breve divagazione sulla variante Mazzilis, subito risolta con una doppia. 
Un altro momento memorabile è la spaccata a 195° di Fulvio in un camino via via sempre più largo e difficilmente salibile altrimenti.
Veramente epico sarà il bivacco in vetta quanto meno per i temerari (io e Fulvio) che hanno deciso di ricorrere al solo telo termico. Una stellata e una luna piena difficili da dimenticare così come il freddo che ti entra nelle ossa disteso sulla nuda terra col telo termico mezzo strappato dalla brezza notturna.
Fulvio sfoggia la sua classe da esperto nei peggiori bivacchi infilandosi come un crostaceo dentro una specie di antro scosceso dal fondo ricoperto di massi e sporgenze acuminate e russa sonoramente.
La notte non miete vittime e al mattino è tempo di foto ricordo, magre colazioni e una lunga e ardimentosa discesa verso la birra alla spina e gli abbondanti taglieri del rifugio.
Grazie ragazzi per questo bellissimo viaggio!
Salendo lungo i diedri lisci e slavati, già freschi in un'estate torrida, viene da pensare a Casarotto.
Otto giorni su questa parete levigata, impiastrata di neve di ogni consistenza e con un freddo d'altri tempi.
Con la sua vita e le sue salite ha dimostrato che le risorse fisiche e sopratutto mentali possono esser più grandi di quello che abitualmente crediamo.
La sua frase "alla base di tutto, di ogni azione che l'uomo compie, deve esserci sempre l'amore" è ermetica e misteriosa ma lascia comunque trapelare l'origine della sua incredibile forza.
Uno sconfinato amore per la montagna in tutte le sue forme anche le più aspre e inospitali.
L'alpinismo che diventa pura ricerca interiore.