BONATTI AL GRAND CAPUCIN luglio 2015 (CON RELAZIONE)











il traverso sotto il tetto


Alice si spiaggia alla base del muro di 40m

Il patagonico diedro sinuoso


Alice, arrampicatrice sportiva incallita (e forte!) per qualche oscuro motivo ha deciso che i tempi sono maturi per uscire dal conforto degli spit e di avventurarsi alla scoperta dell'alpe.
Lo fa ovviamente a modo suo e con gradualità passando dal Mongioie alla Hasse Brandler in Lavaredo. 
Non trova lungo e dice di essersi persino divertita. 
Così, memore delle volte in cui mi portava in falesia a ragliare per fare un' opera di bene, mi chiede di "portarla" a fare qualche bella via in montagna.
L'idea del Grand Cap le piace, l'appuntamento alle 4 per prendere la funivia un po' meno.
Arrivati alla base del monolite, visto il caldo bestiale, facciamo l'attacco diretto per non rischiare di prenderci qualche pietra in testa nel canale dell'attacco classico.
Le ultime parole famose. Sul secondo tiro dell'attacco diretto veniamo sfiorati da due blocchi grandi come scrivanie staccatisi dalla parte alta della parete (permafrost? altra gente?) che si  frantumano contro una placca a una decina di metri da noi.
Superato lo shock ci godiamo la bellissima via del Walter che fino al muro di 40m riusciamo a scalare bene in libera. Da lì in poi si cambia marcia e le mungiture si fanno via via più frequenti.
Alcuni tiri sono davvero bellissimi: granito rosso da favola e esposizione a go go. 
Il diedro sinuoso sembra finto da tanto e bello.
Sugli ultimi tiri i bicipiti iniziano ad accusare il lungo lavoro ma le difficoltà sono fortunatamente più classiche. L'arrivo in vetta sarà decisamente emozionante anche perchè è la prima volta sul Grand Cap per entrambi. 
Nonostante le doppie e la penosa risalita del Col Flambeaux di notte Alice continua a pensare che andare in montagna le piace proprio.