DIEDRO CASAROTTO RADIN - SPIZ DI LAGUNAZ (CON RELAZIONE) giu 2015



al centro lo Spiz di Lagunaz con la parte superiore del diedrone visibile

 




uomini al cartoccio all'Hotel Massarotto

Marco pronto al'azione


la parte bassa della via


Gian Luca su uno dei tiri difficili sotto il diedro


un altro tiro duro ma molto bello nei gialli

il Baglians rimette in loco il chiodo di Casarotto dopo che avevo messo un buon tricam al suo posto
ingresso nel diedrone





secondo bivacco sulla cengia oltre il diedrone
verso la vetta dello Spiz di Lagugnaz


vetta dello Spiz. ma la strada verso la civiltà è ancora bella lunga!
l'ambiente aereo e complesso della discesa



Il diedro Casarotto è un viaggio che ogni amante delle dolomiti e dell'avventura dovrebbe concedersi. Con Marco e Gianluca abbiamo passato tre giorni stupendi, soli su questa via magnifica, persi in una dimensione verticale misteriosa e magica.
E' impossibile non riconoscere il fascino di questa valle incantata.
Qui le montagne si alzano repentinamente dallo stretto fondovalle per un chilometro e mezzo di altezza con degli zoccoli impervi e carichi di vegetazione sormontati da delle imponenti pareti rocciose. 
I pini mughi con i loro rami nodosi si inerpicano fino ad altezze notevoli, noncuranti della verticalità della roccia in cui crescono le loro forti radici.
I fianchi delle montagne sono tagliati da stretti e profondi canaloni: i boral, che convogliano i temporali in spaventose cascate. Tutto ciò su cui si posa lo sguardo è ripido oltre ogni misura.
Da un lato le pale di san Lucano dall'altro l'immenso e ombroso Agner sorvegliano i visitatori della valle.
Al di la delle difficoltà tecniche, tutte le salite su queste montagne risultano complesse e impegnative.
Il diedro è la via più ripetuta della zona e una delle più belle.

Il primo giorno carichi di 5 litri di acqua a testa abbiamo salito il complesso zoccolo che a detta dei veterani delle pale risulta uno dei più semplici e intuitivi..
Abbiamo bivaccato comodamente in un antro, l'Hotel Massarotto trovando anche qualche provvidenziale stillicidio d'acqua.
Il giorno dopo abbiamo attaccato la via vera e propria. Gianluca ci ha condotti attraverso le prime lunghezze più appoggiate fino alla fascia di gialli strapiombanti che difende l'accesso al diedro.
Queste lunghezze più impegnative sarebbero anche bellissime in libera e ben chiodate ma, a meno di non parancare gli zaini, si finisce inevitabilmente col tirare qualche chiodo di troppo..
Poi io ho salito un po' di tiri comprese alcune delle bellissime lunghezze del diedrone a libro. 
Marco è poi passato avanti per godersi anche lui la scalata in questa incredibile struttura ma il fato gli è stato avverso. 
Qualche minuto dopo la sua partenza dalla sosta un improvviso acquazzone ha trasformato la sua piacevole arrampicata in una scivolata verso l'alto mungendo chiodi e friend e recitando interi rosari. 
Fortunatamente la roccia si è rapidamente asciugata e con un paio di tiri siamo arrivati indenni ad un ampio cengione riparato da grandi strapiombi dove abbiamo bivaccato per la seconda volta.
Qui  me la sono vista meno bene io per via di un venticello dispettoso che ha lacerato il mio leggero telo termico facendomi battere i denti per buona parte della notte.
Il giorno dopo, con un meteo ottimo, abbiamo rapidamente raggiunto la cima dello Spiz e iniziato il calvario della discesa. Questa è una via alpinistica a tutti gli effetti che tra vari saliscendi, sospesi tra guglie, torri e canaloni porta finalmente ad un sentiero e quindi alla civiltà.
Un viaggio davvero indimenticabile.